domenica 20 agosto 2006

Massacra il padre e la madre a fucilate, Il Messaggero, 20 agosto 2006

Massacra il padre e la madre a fucilate



Il giovane li ha sorpresi nel sonno, poi ha chiamato i carabinieri. Soffriva di depressione



di AGNESE FEDELI

AREZZO - Un fucile da caccia calibro 12 per una tragedia familiare: con due colpi il 32enne Stefano Mancini ha ucciso i suoi genitori. Il dramma si è consumato ieri mattina a Foiano della Chiana.
Il movente? Con tutta probabilità, un terribile mix di delusioni lavorative e sentimentali che lo avevano portato alla depressione. E' stato lo stesso Stefano a telefonare ai carabinieri ieri mattina, poco dopo le 6.30 dicendo: «Venite a prendermi, perché ho ucciso i miei genitori». Le forze dell'ordine lo hanno trovato seduto in giardino, con le mani strette alla testa, in stato confusionale.
Una volta arrivato alla caserma di Foiano, nonostante l'iniziale confessione telefonica di pochi minuti prima, il giovane si è chiuso nel silenzio e, di fronte al magistrato Giovanni Ledda, si è avvalso della facoltà di non rispondere e non si è dichiarato colpevole. Stefano Mancini è comunque in stato di fermo giudiziario.
Secondo la ricostruzione, il ragazzo ha preso dalla rastrelliera uno dei fucili da caccia del padre ed è entrato nella camera dei genitori che stavano ancora dormendo.
Il primo colpo è stato per il padre Eugenio, 60 anni, centrato in pieno petto. La madre Angiola, 57 anni, si è svegliata e ha tentato di scappare per le scale. Tutto inutile: il giovane le ha sparato alle spalle, freddandola all'istante.
Stefano Mancini, laureato in biologia, era attualmente disoccupato. Secondo alcune testimonianze soffriva di problemi psichici e di una grave depressione, legata appunto a questione lavorative e sentimentali.
Era senza un lavoro stabile dal 2003. In precedenza era stato impiegato come infermiere in un centro di recupero per disabili e all'ospedale "Le Scotte" di Siena. Proprio due giorni fa aveva compiuto il suo 32esimo compleanno.


mercoledì 16 agosto 2006

I precari toscani: chi sono e quanti sono

I precari toscani nel 2003 sono in tutto 216.700, con un impatto sull'occupazione del 14,6%. Di questi, 95mila sono lavoratori a termine, 77mila sono part time a tempo indeterminato e oltre 44mila sono collaboratori. Il trend di crescita aumento anche nel 2004, l'ultimo anno di rilevazione dei dati. Al 31 dicembre 2004 in Toscana risultano in totale 289.000 lavoratori atipici, di cui 169mila atipici in senso stretto e 119mila part time a tempo indeterminato. Nella ricerca sono presi in considerazione come atipici uomini e donne impiegati con forme di lavoro diverse da quelle standard, a tempo pieno e indeterminato. (A.F.)

Rapporto sul lavoro atipico in Toscana - Il Firenze

Non è vero, ma ci credo: al lavoro fisso si fa finta di non credere più, ma sotto sotto tutti lo sognano. Gli atipici sono una nuova categoria lavorativa in continua espansione. Contratti precari e rapporti di lavoro sempre più flessibili, in Toscana aumentano proporzionalmente ogni anno. Il dato emerge dal rapporto 2004 Ires Toscana sul lavoro atipico in regione, presentato ieri mattina. "La lotta al lavoro precario è uno dei temi inseriti nel piano d'indirizzo integrato che sarà discusso in Regione nel mese di settembre – ha affermato l'assessore all'istruzione, formazione e lavoro Gianfranco Simoncini -. Tra gli interventi che prevediamo di mettere in atto, c'è anche l'istituzione di un fondo di garanzia per l'accesso al credito da parte degli atipici". Il fondo dovrebbe essere di un milione di euro e rappresenta un passo per favorire lavoratori sottopagati o che vivono situazioni contrattuali difficili, nel dare stabilità alla propria vita, comprare casa, farsi una famiglia. E i contratti degli atipici stanno assumendo nomi sempre più "creativi": l'Istat ha imparato a classificare, in questi ultimi anni, ben 21 forme di contratto diverse dal lavoro fisso a tempo indeterminato.
"Nel 2004 gli atipici in senso stretto erano 169mila in tutta la regione, con un'incidenza sul mercato del lavoro regionale dell'11,4%. Gli atipici diventano 289mila, se si inseriscono nel campione anche tutti coloro che lavorano part tima a tempo indeterminato, che sono comunque lavoratori atipici" ha detto Marco Batazzi dell'Ires Toscana, che ha realizzato la ricerca sul mercato flessibile. L'incidenza degli atipici del 2004 in Toscana è superiore al dato che in Italia si registra nel 2005: in tutto il Paese gli atipici, che numericamente sono 2.484.000, rappresentano l'11% della forza lavoro. Uomini e donne finiscono per lavorare come atipici indistindamente dal proprio percorso di studi.
La schiera degli atipici, che mediamente hanno tra i 25 e i 40 anni, è andata aumentando proporzionalmente, sia in Italia sia in Toscana, anno dopo anno. Basti pensare che in regione i lavoratori parasubordinati nel 1996 erano 80.977, nel 1997 il numero schizza a oltre 100mila – 101.659, per la precisione -. Il numero non accenna a diminuire con il passare degli anni: 119.976 nel 1998, 135mila nel 1999, 149mila nel 2000, 167mila nel 2001, 190mila nel 2002. I parasubordinati toscani superano le 200mila unità nel 2003, quando in tutto sono 222.872.
Dal rapporto Ires Toscana sul lavoro atipico 2004, che prende in considerazione i dati finoal 31 dicembre 2003, si può capire anche in quali zone della regione si è intensificato maggiormente il lavoro atipico. Il lavoro a termine risulta essere cresciuto maggiormente nelle province di Prato, +49,6%, di Pisa, +33,8%, Livorno, +17,5%, e Pistoia, +13,1%.
Il rapporto Ires Toscana disegna un identikit dei lavoratori atipici che ancora sognano di raggiungere prima o poi un posto fisso: la quasi totalità del campione intervistato spera di essere assunto a tempo indeterminato e di smettere di vivere di lavori saltuari. Il 63,5 % degli intervistati toscani confessa che il lavoro atipico non è stata una scelta ma un'imposizione.
Agnese Fedeli

Intyervista al prof. Edoardo Boncinelli

Da poco più di un giorno il Senato ha approvato la risoluzione dell'Unione sulle cellule staminali: uno dei prossimi traguardi della ricerca scientifica. Su questo e altri argomenti abbiamo parlato con il professor Edoardo Boncinelli, scienziato, ricercatore e docente universitario all'Università san Raffaele di Milano, molto noto per i suoi numerosi saggi divulgativi sul rapporto della scienza con la filosofia, la fede e sul concetto di genoma umano. Boncinelli è nato a Rodi nel 1941, ma ha studiato e vissuto a Firenze, laureandosi in fisica proprio all'Univeristà di Firenze, con una tesi in elettronica quantistica. Il suo approccio alla scienza e alla vita di scienziato è concreto e diretto: "gli scienziati sono ancora considerati degli eroi – afferma -. Quello che gli scienziati fanno è cercare di risolvere problemi e anche dietro a scoperte apparentemente piccole ci sono grandi, grandissimi sforzi".
Prof. Boncinelli, che cosa sono precisamente le cellule staminali?
Sono cellule, per così dire, ancora "bambine" che possono essere indirizzate a svolgere funzioni molto diverse fra loro. La ricerca in questo campo può essere importante. Così come sono importanti, e ancora un po' arretrate, le ricerche sul genoma umano, quello che io definisco come l'insieme delle istruzioni per l'uso del nostro corpo. Ogni singola cellula del corpo ha una copia del genoma, una copia di questo testo con su scritto come comportarsi in ogni momento della vita.

Qual è l'elemento di più difficile comprensione nel corpo umano?
Sicuramente i geni, perché in realtà non sono controllabili. Faccio un esempio forse banale, ma chiaro. Se un lombrico viene colpito da un oggetto, la sua reazione è del tutto prevedibile: può arricciarsi o ritrarsi. Se è un uomo a essere colpito, chi può sapere quale sarà la sua reazione? Puù urlare, piangere, o rimanere impassibile.

Quali sono secondo lei le scoperte scientifiche che hanno segnato in assoluto i destini della vita dell'uomo?
E' difficile fare una classifica. Sicuramente ci hanno molto influenzato le scoperte nel campo della fisica. E gli ultimi 50 anni sono quelli della biologia. Le pietre miliari di quest'ultimo secolo riguardano in gran parte il dna: è infatti del 1966 la scoperta della conformazione del Dna, del suo funzionamento, di come il dna comunichi con le proteine e riesca in questo modo a passare informazioni al corpo.

Fino a poco tempo fa era molto di moda il termine "ibernazione". Lei cosa ne pensa?
E' un'idea troppo prematura. Come quando negli anni '80 si pensava che nel 2000 la nostra vita sarebbe stata segnata dall'automozione e dai robot, cosa che ancora non si è realizzata. Sull'ibernazione, della quale ancora non si può esser certi a livello scientifico, sarei d'accordo solo per inviare uomini in una missione spaziale.

Che rapporto ha uno scienziato con la fede?
Personalmente non sono credente né praticante, anche se nessuno lo è del tutto. Vedo in Dio un simbolo della trasformazione della fatica quotidiana in azioni concrete. Ma anche uno scienziato può vivere e credere e in Italia sono tanti.

E che tipo di approccio ha, invece, con la professione che svolge?
Uno scienziato risponde a una cognizione o a un'idea che ha su un elemento del mondo. Il problema di questa professione, spesso frenata per motivi economici, è passare dall'esperimento di laboratorio all'applicazione di massa. Per essere giusto uno scienziato non dovrebbe imbrogliare le persone, non dovrebbe mentire nei risultati e negli esperimenti e non dovrebbe rubare le idee a scienziati più giovani e firmarli col proprio nome.

Quali sono i suoi prossimi lavori editoriali?
Sto lavorando a due libri che usciranno nei prossimi mesi. Uno è sul tema del "male". Cerco di dimostrare che in natura il male non esiste. L'altro lo stiamo scrivendo a quattro mani io e il filosofo Giulio Giorello sul concetto della libertà. Da parte mia, sostengo che l'organismo umano è così complesso che deve per forza lasciarci libertà di scelta, perché non è in grado di controllarci del tutto. Il libro sarà idealmente anticipato da un dibattito tra me e Giorello il 24 agosto a Cortina.
Agnese Fedeli

A Firenze lo sciopero bianco dei farmacisti - Il Firenze

E' uno sciopero bianco, quello che si prospetta per oggi nelle 117 farmacie, tra pubbliche e private, di tutta Firenze. "L'associazione farmacisti fiorentini condivide la protesta a livello nazionale contro la liberalizzazione dei farmaci da banco nei supermercati – spiega il dottor Marco Nocentini, presidente dell'associazione titolari di farmacia di Firenze –, ma a livello locale abbiamo lasciato libertà di scelta sull'adesione. Tanti farmacisti non aderiranno perché non vogliono gravare sugli utenti. Ma questa giornata ci servirà per parlare a tutti dei problemi legati all'approvazione del decreto". Sulle vetrine delle farmacie saranno affissi per tutto il giorno manifesti stampati e diffusi proprio dall'associazione dei farmacisti, con su scritte parole forti: "contro un decreto che vuole trasformare il farmaco in un bene di consumo, il farmacista in un commesso, la farmacia in un punto vendita delle multinazionali". Il fronte dei farmacisti fiorentini approva le motivazioni dello sciopero e aderisce virtualmente alla protesta, ma a livello pratico, in città non dovrebbero esserci problemi: le farmacie comunali hanno deciso di rimanere aperte nell'intero orario lavorativo.
Cauto nel commentare lo sciopero delle farmacie indetto per oggi il presidente dell'Ordine dei Farmacisti di Firenze e provincia, il dottor Alberto Shiaretti che afferma: "rispettiamo il sindacato che ha indetto lo sciopero, anche perché essenzialmente siamo d'accordo nel contrastare il decreto sulla liberalizzazione dei farmaci. Uno dei problemi di questo decreto è il fatto che porti i medicinali fuori dalle farmacie. L'altro è sicuramente il rapporto che si crea tra i cittadini e i farmacisti. Nei supermercati non si potrà mai avere con l'utente quel tipo di rapporto diretto che si ha in farmacia".
Dai farmacisti fiorentini, che si riuniscono costantemente all'associazione di via Giacomini, arrivano diverse controproposte al decreto, nell'eventualità che dovesse essere accolto. Primo fra tutti una riclassificazione dei farmaci senza obbligo di prescrizione: mettere in vendita a larga scala tutta la categoria può portare a un abuso di tali farmaci. L'altra controproposta riguarda il prezzo delle medicine. "Per abbassare i prezzi non è necessario liberalizzarne la vendita dei farmaci nei supermercati – dicono dalla farmacia Paglicci -. Sono le industrie che fissano i prezzi e a loro dovrebbe essere richiesto di calmierarli".
Agnese Fedeli

Si alza il sipario su Mercantia 2006-Il Firenze

Oltre 400 artisti tutte le sere, teatro sperimentale, monologhi e spettacoli che hanno per location il borgo medievale, i giardini e gli angoli più segreti di Certaldo. Mercantia, la teatral-festa-mercato-medievale, 19esima edizione, torna di scena dall’11 al 16 luglio. L'offerta di spettacoli, rispetto alle passate edizioni, è quasi raddoppiata. La programmazione, come tutti gli anni, prevede rappresentazioni teatrali di ogni genere. Le rassegne più interessanti della settimana teatrale in Valdelsa? Lo spettacolo di apertura, l’11 luglio con un grande musicista-ballerino, e gli spazi dedicati ai “cinque continenti”, con compagnie che arrivano dall’Oriente, dall’India e dal Sud America.
I protagonisti. Mercantia 2006 si apre l’11 luglio con lo spettacolo di Melvin Brown “The last of the great song and dance men!”. Melvin Brown è un grande cantante e ballerino che ha lavorato con James Brown, con B.B. King, Stevie Wonder, Movin Melvin Brown. Arriva in Toscana direttamente dagli Stati Uniti.
Altri spettacoli da non perdere, tra i centinaia proposti nei 6 giorni teatrali di Mercantia, direzione artistica di Alessandro Gigli - sono quelli dedicati ai “cinque continenti”, una panoramica a tutto tondo sulla teatralità nelle varie culture. Si potranno vedere gli Watinoma, del Burkina Faso (14-15-16 luglio), l’asiatica Milon Mela, che porta sulla scena «Source’s research indian performing arts - Festa degli incontri», (11-12-13 luglio), i sudamericani Quetzalcoalt, che nelle loro danze mostrano riti di purificazione nel fuoco, e gli australiani Electric Kora Land.
Altro progetto al via quest’anno, che vuole coinvolgere un pubblico diverso da quello che adora il teatro di strana, è quello dei «giardini segreti»: alcuni spettacoli sono ambientati in luogo magici come i sotterranei del museo di arte sacra, le cantine delle botteghe o le prigioni di Palazzo Pretorio.
Nella rassegna dei “giardini segreti” c’è anche uno spettacolo sulla storia della Serchia, la strega di Certaldo, e delle avventure vissute da Cavalier Ridolfi.
Prezzi e orari. Il biglietto d’ingresso costra dai 3 ai 15€ (3€ ridotto martedì/mercoledì e giovedì; 15€ biglietto intero sabato). Sono previste riduzioni per soci Coop e Touring. Gli abbonamenti a 3 serate, da martedì a giovedì, costano da 6 a 10€; gli abbonamenti per tutta la settimana da 14 a 25 euro. Le serate iniziano alle 20.30 con due ore di “carnevale” al seguito delle marchino band e di trampolieri e sputafuoco. L’orario di fine degli spettacoli varia durante la settimana: per martedì, mercoledì e giovedì il termine è previsto a mezzanotte e mezzo. Il venerdì e la domenica alle 1, il sabato alle 1,30.
Agnese Fedeli

Consumi dell'acqua nei mesi estivi - Il Firenze

Durante l'estate i consumi medi d'acqua a Firenze arrivano quasi a raddoppiare. Se nei mesi invernali una famiglia composta da tre persone, residente a Firenze o comunque in Regione consuma dai 500 ai 600 litri d'acqua ogni giorno, da giugno a settembre i fiorentini arrivano a utilizzarne anche fino a 800 litri, per uso domestico, in 24 ore. Tra i motivi che spiegano il più alto consumo d'aqua in città e nel resto della regione, c'è anche il grande afflusso turistico nella stagione primaverile ed estiva. Le zone sottoposte a rischio idrico? I primi della lista sono i paesi del Chianti, fino a qualche anno fa ancora incontaminati. Borghi, paesi e nuove realtà abitative arrivate ultimamente con il recente sviluppo urbanistico, significativo negli ultimi tempi, e che quindi mette sotto sforzo la rete idrica già presente. Intanto i vari comuni della provincia si stanno mobilitando contro lo spreco dell'acqua e per prevenire il rischio idrico, emettendo ordinanze per sottolineare che l'uso dell'acqua potabile deve essere riservato ai soli scopi domestici.
A Firenze e in are metropolitana il servizio di fornitura dell'acqua è a cura di Acque spa, che denuncia come il cambiamento climatico e le elevate temperature al di sopra della media del periodo stia inducendo un significativo aumento dei consumi. L'acqua che arriva nelle case dei fiorentini parte dalla diga di Bilancino, che una capacità di circa 69 milioni di metri cubi, e dall'impianto principale di potabilizzazione dell'Anconella che, in situazioni di emergenza può lavorare insieme alla struttura di Mantignano e produrre e distribuire acqua per una domanda anche di 800-900 mila abitanti. Il Bilancino rilascia attualmente 1,5 metri cubi al secondo, cioè 129.600 metri cubi al giorno.
Intanto le amministrazioni dei vari comuni della provincia si stanno organizzando per prevenire il rischio di carenza idrica. Sono di alcuni giorni fa le ordinanze, per esempio, del comune dell'Impruneta e di Borgo San Lorenzo. All'Impruneta, così come a Borgo San Lorenzo, è caldamente rischiesto di fare un uso oculato, in particolare nel periodo estivo, dell'acqua potabile presa direttamente dall'acquedotto. Per chi sgarra e usa l'acqua potabile per scopi non domestici, cioè per lavare automobili o per innaffiare orti e giardini che in questo periodo soffrono proprio come uomini e animali, all'Impruneta rischia una multa da 25 a 500 euro. A Borgo da 50 a 300 euro. Il comune di Firenze non ha fatto ordinanze che intimano multe per chi spreca l'acqua potabile nei mesi estivi, ma è comunque in corso una campagna di sensibilizzazione a cura di Acqua Spa, che mira a far capire che risparmiare una risorsa preziosa come l'acqua non è difficile, anzi, può esser semplice come un gioco.
Per evitare sprechi, d'acqua ed eventualmente anche di soldi, le regole sono un po' sempre le stesse: riparare gli impianti che perdono, usare l'acqua da secchi o da annaffiatori, piuttosto che l'acqua corrente, far funzionare la lavatrice o la lavastoviglie a pieno carico (si risparmiano a 8.000 -11.000 litri di acqua all'anno), fare la doccia la posto del bagno in vasca.
Agnese Fedeli