giovedì 27 aprile 2006

Il futuro sarà migliore, parola di scout - Settimanale "Confidenze", 27 aprile 2006














Siamo andati a conoscere i ragazzi e gli adulti che, in camicia e calzoni corti, vogliono cambiare il mondo con la forza della gentilezza e dell'altruismo. E anche un pizzico di avventura


di Agnese Fedeli

Sono 200mila in Italia, tre milioni in Europa e 20 nel mondo. Sono gli scout, ragazzi e adulti che infilano camicie e calzoncini corti nel nome di un grande ideale di pace e fratellanza. Li guidano principi semplici e meravigliosi, gli stessi che 100 anni fa ispirarono il loro fondatore, l'inglese Robert Baden Powell: lasciare il mondo migliore di come lo si è trovato; fare della felicità altrui la propria felicità; compiere almeno una buona azione al giorno senza aspettarsi una ricompensa in cambio. Siamo andati a conoscerli meglio, visto che l'Italia è stata scelta per ospitare la seconda edizione del grande evento dello scautismo europeo, il Roverway 2006, che dal 6 al 14 agosto porterà cinquemila giovani fra i 16 e i 21 anni a visitare il nostro paese in 100 itinerari con un gran finale a Loppiano (Firenze).
Noi siamo la vita. Non ci sono solo i grandi ideali, però, a unire queste migliaia di ragazzi: la verità è che, diventando scout, ci si diverte e si trovano amici veri. "Perché sono scout? Perché lo scautismo ti dà tutto", racconta Manuela Capodicasa, 16 anni, di Verona. "Valori, amora, amicizia, fede, spirito di condivisione, senso dello stare insieme e soprattutto l'avventura. Dormiamo sotto le stesse, cantiamo attorno al fuoco la sera al suono di una chitarra, camminiamo sulla cresta dei monti col vento che ci accarezza il viso. E poi sappiamo che riusciremo a cavarcela sempre, perché non siamo donne e uomini qualunque: siamo la vita in persona, siamo scout. Nulla potrà mai darmi tano". Ci si diverte, dunque, si fanno belle amicizie, ma soprattutto s'impara: lo scautismo è un'associazione educativa che mira alla formazione completa del carattere dei ragazzi e delle ragazze con l'obiettivo di aiutare i giovani a diventare i buoni cittadini di domani. Ma come si diventa scout? La cerimonia della Promessa è il primo passo: "Prometto sul mio onore di fare del mio meglio per compiere il mio dovere verso Dio e verso il mio Paese, per aiutare gli altri in ogni circostanza, per osservare la Legge scout". Una lista di buoni propositi compone il testo della Legge: gli scout si rendono utili in aiutano gli altri, sono cortesi, amano e rispettano la natura, sono amici di tutti e fratelli di ogni altro scout, sanno obbedire, sorridono e cantano anche nelle difficoltà, sono laboriosi ed economi, sono puri di pensieri, parole e azioni.
Disponibili a servire. Una volta entrati nel gruppo, cominciano gli impegni, ossia bisogna mettere in pratica ciò che si è promesso. Il coinvolgimento richiesto ai ragazzi cresco con l'età: per esempio ai Lupetti e alle Coccinelle, cioè ai bambini e bambine di età tra gli 8 e gli 11 anni, si chiede di fare “del proprio meglio” a imparare e migliorarsi, a superare giorno dopo giorno piccole e grandi difficoltà. Invece agli Esploratori e alle Guide (ragazzi e ragazze dai 12 ai 15 anni) si chiede di essere “sempre pronti”. Infine, ai Rover e alle Scolte, l'ultimo livello (fino a 19-20 anni) si chiede invece la disponibilità a “servire”, mettendo in pratica la convinzione che il vero modo per essere felici sia quello di procurare la felicità agli altri mettendosi al loro servizio. Un comportamento e un modo di agire lontani dall'egoismo e dall'individualità che sembra dominare la società di oggi.
Valori universali. "I valori dello scautismo sono universali" spiega Saverio Bombelli, 36 anni, di Roma. "Predicano apertura nei confronti delle persone, senza distinzione di razza, credo, orientamento politico. Lo scautismo aiuta a crescere più autonomi e consapevoli”. Alcuni pilastri del metodo scout sono legati infatti a stimolare l’autonomia dei ragazzi ma anche il loro protagonismo. “Quello che c’è di più vero e più innovativo nello scautismo – racconta Stefano Susini, 25 anni, capo educatore con gli Esploratori a Firenze – è la possibilità di far vivere l’autonomia, la scoperta, la responsabilità a ragazzi giovani, di 14 o 15 anni, che negli altri ambiti della vita sono protetti e non responsabilizzati”. Un'altra caratteristica specifica dell'educazione scout è l'assenza di lezioni teoriche: i ragazzi imparano infatti con l'azione e così passano le nozioni dai più grandi ai più piccoli. Le attività sono note a tutti: il campo estivo con la tenda, la vita nella ntura, lo sviluppo della manualità, l’uso degli attrezzi, il gioco.
La prima notte in tenda.
Sono esperienze che difficilmente si riescono a dimenticare: “In quasi trent’anni di scautismo – sostiene Flavio Conti, 42 anni, scout educatore toscano - ciò che ricordo ancora con maggior affetto è il primo pernottamento in tenda: avevo poco più di 12 anni, ero lontano da casa e dai genitori e fu un'avventura, la pioggia a dirotto e l'essere bagnati fino alle ossa; la condivisione del disagio, l'asciugarsi e riscaldarsi alla fiamma delle candele e poi la gioia”. Francesco Grespan, 24 anni, veneto, fratello di una ragazza di 13 anni con sindrome di Down, aggiunge un elemento in più: “La mia sorellina è iscritta da 5 anni al gruppo scout della nostra città: le è servito moltissimo per conoscere bambini e per vivere momenti importanti. I capi in questi casi devono seguire aggiornamenti specifici per imparare a convivere con una bambina Down. Questo è molto importante e servfe anche agli altri ragazzi per accettare la diversità e abituarsi a convivere con persone meno fortunate”.
Con lo zaino in spalla. Il 2007 sarà l'anno del centenario, ma, nonostante l'età, gli insegnamenti di Baden-Powell non invecchiano. boschi, il campo estivo in tenda, la manualità, l’uso degli attrezzi, il servizio al prossimo e il gioco. “Lo scautismo offre ai ragazzi proposte forti e concrete: in questo modo riusciamo a coinvolgerli e farli crescere. Per questo il nostro è un metodo sempre attuale" afferma Chiara Sapigni, presidente della Federazione Italiana dello Scautismo, che riunisce le due associazioni scout Agesci e Cngei. "Mi chiedono che gusto ci trovo a mettermi uno zaino sulle spalle" spiega Elisa Manis, 19 anni. "Rispondo che mi piace perché sto con persone che condividono i miei ideali, cresco interiormente perché vivo con gli altri gioie e fatiche, comunico, ascolto, traggo insegnamenti".

Roverway, una festa per 5.000 giovani
Lo scoutismo ha da sempre una vocazione internazionale. Per favorire il dialogo interculturale, dal 6 al 14 agosto si svolgerà Roverway, l'incontro di 5.000 scout tra i 16 e i 21 anni provenienti dai Paesi Europei, più turchia e Israele. Durante i primi sei giorni, i 1.500 italiani e i 3.500 stranieri percorreranno 100 itinerari ti trekking e cultura in varie parti d'Italia. Gran finale dall'11 al 14 agosto a Loppiano, in Toscana, per dibattiti e incontri di amicizia dedicati ai popoli di Mediterraneo. Info: www.roverway.it.

domenica 16 aprile 2006

Avis, apre sezione a Spicchio. Sono 160 i soci, il presidente è Carmine Bucci

Il Tirreno, 16 aprile 2006

VINCI. È stata aperta la prima sezione di donatori di sangue Avis. Quella inaugurata ieri è la 150ª sezione Avis in Toscana e si trova alla casa del popolo di Spicchio in via Limitese. La nuova sezione ha comunque già oltre 160 soci che finora hanno fatto capo all’Avis di Empoli. Il presidente è Carmine Bucci, mentre il vicepresidente è il sindaco di Vinci Dario Parrini, anche lui donatore di sangue. Il tesoriere è Ivo Broccolini, il segretario Serafino Giacomelli. L’obiettivo? Arrivare entro l’anno a 500 donatori.
«L’apertura di nuove sezioni locali - ha detto il presidente regionale Avis, Luciano Franchi, intervenuto alla cerimonia - è l’unica maniera per incentivare i cittadini a diventare donatori attivi. Ancora non abbiamo raggiunto l’autonomia per quanto riguarda le richieste di sangue e di plasma: abbiamo bisogno di sempre più donatori e soci iscritti». I donatori Avis in Toscana sono 70mila, 1600 dei quali sono iscritti alle sezioni del Circondario. Un buon risultato che fa ben sperare anche per l’apertura di questa nuova sezione a Vinci, che vuole farsi promotrice di incontri e dibattiti pubblici sul senso della donazione e della gratuità nel donare il sangue. «L’intenzione - ha detto il sindaco Dario Parrini - è certamente quella di aumentare il numero di donatori, ma anche di fare solidarietà e volontariato verso gli altri. Siamo soddisfatti e contenti per questa nuova sede Avis: è stato uno dei primi progetti dei quali si è occupata questa amministrazione comunale. Sergio Antonini, il presidente dell’Avis di Empoli, venne a presentarmi la richiesta e il progetto di aprire una sede a Vinci poco dopo la mia elezione a sindaco e in meno di due anni quel progetto è diventato realtà».
La sezione Avis di Vinci, supportata per questi primi mesi dalla sede empolese, parteciperà a breve alla consueta assemblea regionale, che quest’anno di tiene a Grosseto. Ma il 2006 per l’Avis del territorio empolese non sarà ricordato solo per la nascita della sezione di Vinci: la sezione di Castelfiorentino compie, proprio nel 2006, i suoi primi 60 anni. «Stiamo organizzando una grande festa - ha detto Isa Mancini della sezione di Castello e segretaria Avis regionale - per il settembre. La nostra è la sezione che conta più anni in assoluto».

Erasmus, studenti entusiasti

Il Tirreno, 13 aprile 2006

Erasmus, studenti entusiasti. Molti scelgono di trascorrere un periodo all’estero


GIOVANI. Frequentano corsi nelle facoltà europee

EMPOLI. Un’esperienza di vita e di studio all’estero, mesi all’insegna dello spirito europeo, l’opportunità di imparare davvero una lingua straniera. L’Erasmus è tutto questo: una borsa di studio universitaria che permette un gemellaggio con atenei stranieri. E cioé seguire corsi e lezioni all’estero, sostenere esami in lingua straniera. Decine di studenti iscritti alle università toscane e residenti nell’Empolese-Valdelsa sono attualmente in vari paesi dell’Unione Europea o sono tornati da poco dall’Erasmus: a loro abbiamo chiesto come vivono lo spirito europeo. «È stata una bellissima esperienza - racconta Luigia Bianconi, residente a Vinci, laureata da poco all’Università di Firenze - Io sono stata da settembre a gennaio, scorsi a Francoforte. Ho fatto tante amicizie, seguito corsi in tedesco e ho colto l’occasione per visitare a fondo al Germania». Un periodo in cui allo studio si affiancano anche momenti di svago, divertimento, apprendimento inusuale. «Gli amici che ho conosciuto là mi mancano moltissimo - ha detto Cecilia Orlandini, residente a Empoli, studentessa di Giurisprudenza a Firenze - Ho passato a Maastricht 5 mesi molto belli durante i quali ho potuto anche viaggiare in tutta l’Olanda. Maastricht è una cittadina fantastica: europea con un’organizzazione impeccabile. Spero di poterci tornare, per lavorare magari in uno degli enti europei». I mesi vissuti in Erasmus rappresentano un momento per confrontarsi con ragazzi e ragazze di altre nazionalità. Lo racconta, per esempio, Eleonora Fanani, residente a Fucecchio, che ha vissuto 5 mesi a Manchester: «È bellissimo poter conoscere persone di diversa nazionalità. Al piano dove abitavo stavano anche 15 inglesi e diversi giapponesi». E lo sostiene anche Francesca Calugi, empolese, studentessa a Firenze di Storia dell’Arte Medievale, attualmente a Valentia, in Spagna: «Da subito ho vissuto in affitto con ragazze spagnole: questo è l’unico modo per praticare la lingua 24 ore al giorno e sfruttare al massimo questi mesi. Di Valentia mi piace la sua doppia proporzione: è grande ma i quartieri sono molto vivibili, tant’è che mi muovo solo in bicicletta. Una bici comprata, come tutti gli altri studenti Erasmus, al mercato degli zingari la domenica mattina alle ore 5,30».
Sono gettonatissimi la Spagna e l’Inghilterra ma c’è anche chi preferisce i paesi nordici. È il caso di Erica Salvadori, residente a Castelfiorentino e iscritta all’ateneo senese, che racconta: «Il posto dove vivo è fantastico: basta uscire e sei nel centro di Copenhagen. Siamo tutti ragazzi stranieri, tanti americani, spagnoli, thailandesi, olandesi e io sono l’unica italiana. Sono contenta perché così posso parlare inglese tutto il giorno. Sto partecipando anche al corso di danese: davvero impossibile! Credo sia un’esperienza fantastica, esattamente quello che speravo». Erasmus solo feste e divertimento? Sì e no, secondo Emanuele Frosali, empolese, studente in Strategia e Governo dell’Azienda a Pisa e attualmente a Graz in Austria. «I primi mesi non sono stati dei più brillanti: potete immaginare una casa in Austria dove il riscaldamento funziona a singhiozzo fino a fine novembre, con le finestre che traboccava acqua come l’Arno in piena, e la muffa che da ottobre fino a gennaio mi è rimasta come compagna di avventure attaccata al muro della mia stanza? Un inizio davvero tragico, se considerato insieme alla rigidità dell’università austriaca. Eppure, nonostante queste difficoltà iniziali, abitazione, lingua, cultura, lontananza dalla famiglia e dal mio paese, per intenderci, Monterappoli, sono più che contento della mia scelta».
A.F.

martedì 11 aprile 2006

Agnese si laurea..!


11 aprile 2006! 110 e lode... !
Qui con Reby (dietro anche Mari, Babbo e Sté) in via Roma dopo la proclamazione.

domenica 9 aprile 2006

Christie's compra all'asta per 70mila euro il mitico tubino nero di Audrey - Il Messaggero, 9 aprile 2006


di Agnese Fedeli

FIRENZE. L’eleganza, la semplicità e un colore essenziale, il nero, per sottolineare al massimo la grazia e la raffinatezza femminili. Dopo la celebrità cinematografica, il tubino nero indossato da Audrey Hepburn in “Colazione da Tiffany” torna sulla scena per fare beneficenza. L’abito ha infatti sfilato ieri all’asta vintage organizzata dall’Associazione per i bambini lebbrosi di Calcutta di Firenze, in contatto con il giornalista e scrittore Dominique Lapierre. Tre giorni all’insegna della mostra-mercato del vintage per la raccolta di fondi a scopo umanitario. Anche per il tubino di Audrey Hepburn – che lo stilista Hubert de Givency aveva donato a Dominique Lapierre in segno di stima e amicizia - era prevista un’asta pubblica, così come per gli altri 5000 vestiti d’epoca e vintage presenti alla manifestazione benefica, giunta ormai alla sua sesta edizione. L’abito è stato invece acquisito dalla casa d’aste londinese Christie’s, che lo ha valutato tra i 50 e i 70mila euro e che lo metterà all’asta in Inghilterra il 5 dicembre prossimo. Il famoso abito nero indossato da Audrey Hepburn, da poco definita la più bella donna di tutti i tempi da un’indagine americana, è stato acquisito in particolare dalla specialista di Christie’s Sarah Hodgson, che nella casa d’aste si occupa di organizzare gli eventi e le vendite relativi ai cimeli cinematografici e agli oggetti appartenuti a cantanti e pop-star, tra i quali le chitarre di Eric Clapton.

Il tubino nero - indossato per la sfilata di ieri da Sibilla d’Ottaviano, giovanissima modella italo-francese, figlia di uno degli organizzatori della mostra mercato - sarà materialmente messo all’asta, quindi, il 5 dicembre prossimo. Finora l’abito non è stato pagato, ma l’incasso totale della vendita andrà all’Associazione per i bambini lebbrosi di Calcutta di Firenze, fondata da Michèle Migone e alla fondazione Dominique Lapierre. L’asta di un abito così noto per la celebrità del film e per la bellezza di Audrey Hepburn riuscirà a sostenere il lavoro delle missioni a Calcutta e a salvare migliaia di bambini dalla vita di strada.

Il Messaggero, 9 aprile 2006

venerdì 7 aprile 2006

Un gioiello romanico che si sta spengendo

di AGNESE FEDELI

GAMBASSI. La Badia di San Pietro a Cerreto: quasi mille anni di storia che hanno bisogno di un restauro significativo. «Il chiostro e la canonica non sono più abitabili - ha detto il parroco di Gambassi, don Andrea Parrini - stiamo verificando anche la solidità della chiesa che comincia ad avere crepe.
«Un progetto di restauro non c’è ancora - spiega il parroco - ma stiamo prendendo contatti con la Soprintendenza e con la diocesi di Volterra».
Da parte sua, la diocesi afferma di avere lavori più urgenti di messa in sicurezza di altre chiese e propone di cercare finanziatori esterni agli enti istituzionali.
Il problema maggiore di Badia a Cerreto è la franosità del terreno: il comune di Gambassi, in varie zone, registra una diffusa tendenza al movimento e alla frana. «La chiesa non ha ancora problemi di effettiva stabilità - commenta don Andrea Parrini - ma ci preoccupano le crepe che cominciamo a vedere. Vogliamo tenere sotto controllo i possibili movimenti del terreno ed eventualmente rafforzare la struttura della chiesa».
È motivo di preoccupazione anche la condizione del chiostro annesso alla badia. «Abbiamo compiuto opere di ristrutturazione alla copertura di Badia a Cerreto negli anni Novanta - ha detto Stefano Ramerini, geometra dell’ufficio tecnico del comune di Gambassi -. I fondi del restauro provenivano dalla conferenza Stato-Regioni e da risorse comunali. In particolare abbiamo cercato di consolidare i tetti della chiesa e della canonica». Risale invece agli anni’70 un lavoro di restauro alla facciata e alla sottofondazione.
La Diocesi di Volterra non ha in progetto, a breve termine, un intervento strutturale né al chiostro né alla canonica di Badia a Cerreto. «Nella diocesi ci sono 92 chiese - ha detto Alberto Fiorini, geometra della Curia Vescovile di Volterra - ed è ovvio che dobbiamo prima intervenire sulle situazioni più gravi».

mercati di stagione arrivano in città. Ma è polemica sulle partecipazioni

EMPOLI. Un progetto per la valorizzazione della filiera agricola dell’Empolese Valdelsa. Sono i “Mercati di stagione” che, dopo aver iniziato la loro tournée a Cerreto Guidi due settimane fa, arrivano domenica anche a Empoli. In Piazza della Vittoria, per tutto il giorno, 17 aziende agricole dell’Empolese Valdelsa - ma alcune arrivano anche da fuori provincia - presenteranno i loro prodotti tipici. E ci saranno anche i negozi aperti: un modo per lanciare un futuro coordinamento tra le categorie commerciali e agricole. In programma a questo proposito, nelle prossime settimane, anche iniziative che riguardano la ristorazione e la valorizzazione di olio e vino locali, ma anche progetti per la promozione del carciofo empolese e della cipolla di Certaldo.
Quella dei “Mercati di stagione” è un’attività nata da un dibattito degli assessori all’agricoltura di tutto il Circondario che da un paio d’anni progettano attività per valorizzare questo settore così importante nella filiera produttiva. «L’iniziativa di domenica è finanziata in parte dalla Camera di Commercio di Firenze, che sta investendo molto su questa zona della Toscana - ha detto il vicesindaco Filippo Sani - e in parte dal Circondario, oltre che dai singoli comuni. Vogliamo affiancare alle domeniche con i negozi aperti anche attività collaterali che diano maggior risalto alle attività commerciali stesse».
Dalle 9,30 alle 19 in Piazza della Vittoria le aziende agricole esporranno i loro prodotti tipici. Tra questi anche l’azienda Lorenzoni di Seravezza che presenta il suo salame “tizzone” stagionato nella cenere e la Nardone che lavora con procedure biologiche. Nel pomeriggio saranno attivi laboratori d’intrattenimento per i bambini: il laboratorio degli spaventapasseri a cura del gruppo Fantulin, e il laboratorio dei fiori dal nome “Naturalmente Trovamici”, organizzato dall’associazione Il Ponte. I bambini potranno costruire un vero e proprio spaventapasseri da portarsi a casa, oppure realizzare quadretti con semi, fiori e foglie.
Il lancio del progetto dei “Mercati di stagione” è avvolto da alcune polemiche che arrivano dall’associazione ambientalista Mediterr che denuncia di esser stata esclusa da queste nuove attività per la promozione del settore agricolo. Nei prossimi giorni ci sarà un incontro chiarificatore tra l’associazione e l’amministrazione.
A.F.
Il Tirreno, 7 aprile 2006

domenica 2 aprile 2006

Duecentomila euro per gli affreschi

Infiltrazioni d’acqua, nerofumo e crepe li stanno distruggendo «Serve un recupero completo, anche degli arredi e dei decori»

Le “Terre di Leonardo” il liceo “Michelangelo” e la Soprintendenza si sono coalizzati per la chiesa della Bastia

di AGNESE FEDELI

EMPOLI. Un’associazione culturale, la Sovrintendenza, un gruppo di studenti del liceo artistico e una ditta di restauro: tutti insieme per dare, ognuno a suo modo, il contributo alla ristrutturazione della chiesa di Santo Stefano alla Bastia di Ponte a Elsa, che ha bisogno di ripulire e trattare affreschi e elementi decorativi interni. Per qualcuno è lavoro di associazionismo no profit - l’associazione culturale Le Terre di Leonardo che si occupa di mecenatismo culturale -; per altri si tratta della propria professione - i restauratori -; per altri ancora rappresenta un momento di formazione alternativa a quella scolastica - gli studenti del liceo artistico Michelangelo -. Tra breve tutti questi interlocutori seguiranno, in percentuali diverse, il restauro degli affreschi e della struttura della chiesa di Santo Stefano Protomartire alla Bastia di Ponte a Elsa. Il progetto di restauro costerà 200mila euro ed è in via di approvazione definitiva agli uffici della Sovrintendenza e con il benestare della diocesi. I soldi, materialmente, ancora non ci sono, «ma abbiamo individuato alcuni enti che potrebbero diventare finanziatori - afferma Paolo Sani, presidente dell’associazione Terre di Leonardo - e speriamo che anche le istituzioni possano interessarsi alla struttura».
«Gli affreschi e i decori sono praticamente tutti della stessa epoca - dice Lidia Cinelli, restauratrice che si occuperà del recupero degli affreschi -. E’ una struttura settecentesca, che ha la fortuna di non aver subito troppi cambiamenti con il passare delle epoche e di essere rimasta quasi del tutto originale. Negli affreschi sono raffigurate le virtù, episodi dalla vita dei santi e immagini sacre. Oltre agli affreschi ci sono un ballatoio e altari in legno da recuperare. Ci sono state poi infiltrazioni di umido, ci sono crepe nei muri. Sulle pareti c’è uno spesso strato di nerofumo da ripulire: un lavoro di recupero completo nei decori, negli elementi e negli affreschi».
Il progetto. L’idea di un recupero approfondito della bella chiesa di Santo Stefano alla Bastia, di fronte alla villa Del Vivo, è nata ormai da tempo dai tre soci fondatori dell’associazione culturale Le Terre di Leonardo. «Noi ci occupiamo di fare da tramite tra i possibili sponsor, patrocinatori, donatori di risorse per il settore artistico e culturale - dice Paolo Sani, presidente dell’associazione -. Le Terre di Leonardo è nata ufficialmente nel dicembre 2004 e vogliamo lavorare in modo particolare con finanziatori americani che hanno a cuore le zone della Toscana e più in particolare Vinci e l’Empolese Valdelsa». Potrebbe diventare una nuova figura professionale: quella del mecenate del 2000. Il contatto con il territorio è fondamentale per un’associazione giovane come Le Terre di Leonardo e, anche per questo, l’associazione ha promosso un progetto di restauro della chiesa di Ponte a Elsa. Progetto che toccherà verosimilmente i 200mila euro e che avrà buoni riscontri turistici e di opportunità. Un lavoro che diventa ancora più interessante perché sarà seguito quindi da una molteplicità di soggetti: l’associazione culturale, la restauratrice Lidia Cinelli e gli studenti delle ultime classi del liceo artistico «Michelangelo» di Empoli che parteciperanno alle operazioni di restauro seguendo dei percorsi di alternanza scuola-lavoro e potranno prendere confidenza con le specificità del mestiere che vogliono andare a esercitare. Seguiranno il lavoro anche storici dell’arte e architetti dagli uffici della Sovrintendenza, presso la quale il progetto di restauro è in via di approvazione. In particolare, gli incaricati della Sovrintendenza per seguire questo progetto sono la dottoressa Anna Bisceglia, storica dell’arte, e l’architetto Garbiele Nannetti. I restauri hanno bisogno di tutti i trattamenti che si eseguono in un piano di recupero: dalla pulitura al preconsolidamento fino alla stuccatura. «Ad ogni modo è ancora prematuro indicare di quali trattamenti necessiti Santo Stefano alla Bastia - dice la restauratrice Cinelli - perché sono valutazioni che si possono fare solo a lavoro iniziato».
Il cantiere scuola. Il restauro della chiesa di Santo Stefano ha la particolarità di coinvolgere anche gli studenti del liceo artistico «Michelangelo» di Empoli. «Non sarebbe il primo al quale partecipano gli studenti dell’artistico - racconta la restauratrice Lidia Cinelli - ma la chiesa di Bastia è particolarmente vicina, e quindi comoda anche per far partecipare gli studenti ad un percorso di recupero più lungo e approfondito di altri». Il restauro, quando il progetto sarà approvato e i ponteggi fissati, durerà tra i 12 e i 24 mesi: sarà quindi l’occasione per far seguire l’intero restauro a una o più classi nella sua interezza. «I nostri studenti hanno già svolto esperienze di stages e alternanza scuola-lavoro nell’ambito del restauro - dice la professoressa del liceo artistico Francesca Nembrini -. Progetti durati 15 giorni. In particolare i nostri ragazzi hanno vissuto il restauro alla Collegiata di San Giovanni Evangelista a Santa Maria a Monte. Abbiamo partecipato anche al restauro di abitazioni private e a quello della chiesa di San Frediano in Camugliano. Il progetto di Ponte a Elsa è bello è significativo».
Storia antica e recente. La chiesa di Santo Stefano alla Bastia è appartenuta in origine alla famiglia Orlandini. Dell’edificio originario, del quale si ha testimonianze già nel 1194, non si ha oggi nessuna traccia se non il disegno estratto da una pianta cinquecentesca in cui si vedono una semplice facciata e una torre campanaria a fianco. All’interno pare che nei secoli ci siano stati tre altari: l’altare maggiore dedicato al santo protettore; a sinistra dell’unica navata c’era invece l’altare consacrato al crocifisso; di fronte stava invece un altare dedicato ai Santi Biagio e Genesio. La famiglia dei Roffia nel 1689 commissionarono il rinnovamento dell’altare maggiore, ma le modifiche più radicali sono quelle attribuibili all’intervento del priore Giovan Carlo Roffia che nel 1722 rinnovò completamente l’interno. Gli affreschi sono stati realizzati proprio in questa epoca: a tale periodo sono riferibili le «Virtù» nel coro e il grande affresco sul martirio di Santo Stefano che si trova sul soffitto della navata. Un’ulteriore ristrutturazione della chiesa avvenne cinquant’anni più tardi, nel 1777, quando il priore Capoquadri, durante i lavori di ricostruzione della canonica e della facciata, scoprì un altorilievo considerato per lungo tempo un pellegrino medievale. Più tardi si è capito che è la raffigurazione di un Ercole, ma la sua datazione è molto difficile. Nel 1798 la chiesa fu dotata dell’organo, mentre il fonte battesimale risale ai primi dell’800. Il pulpito ligneo è stato donato nel 1931 da Amalia Piancastelli in memoria di padre Ferdinando.
Il Tirreno, 2 aprile 2006

sabato 1 aprile 2006

Meningite, non c'è allarme. I medici della Asl: "Da noi meno casi che altrove"

EMPOLI. Non è un’epidemia contagiosa e non è la peste del duemila. I recenti casi di meningite verificatisi nell’Empolese Valdelsa, entrambi su giovani del nostro territorio, hanno creato allarmismi sul fatto che questa zona sia ormai infestata dallo spettro della sepsi meningococcica. Ma gli ultimi casi ultimamente registrati rispondono tutti al ceppo C della malattia: quello prevenibile tramite il vaccino, specialmente nei casi pediatrici. Aspetto sottolineato in modo particolare dal dottor Renato Colombai, direttore dei presidi ospedalieri della Asl11 che ha detto: «è giusto fare un bilancio sui casi di meningite avvenuti recentemente, per aiutare i cittadini a capire che si tratta di casi isolati e non di un contagio diffuso».
«Gli episodi registrati nel territorio della Asl11 dal 1998 a oggi - ha detto il dott. Paolo Filidei del dipartimento igiene e sanità pubblica della Asl11 - sono dieci, con un’incidenza dello 0,6 ogni 100mila abitanti. Una media inferiore anche al dato regionale». Per i bambini fino a 6 anni il vaccino è obbligatorio e gratuito. Il vaccino contro la sepsi meningococcica è comunque disponibile, a pagamento, anche per i bambini più grandi e per gli adulti. Le dosi di vaccino erogate contro la meningite nel 2005 sono 6515. Al 31 dicembre scorso il 47,1% dei bambini di età inferiore ai 6 anni era già stata vaccinato.
«Il vaccino contro la sepsi meningococcica è indicato per i soggetti a rischio - afferma Francesco Mazzotta, infettivologo dell’ospedale Santissima Annunziata della Asl 10 -. Per esempio le persone che non hanno la milza. Ma non è obbligatoria in altri casi».
La sepsi meningococcica crea allarmismi quando si verificano episodi fulminanti «per i quali la diagnosi è molto difficile» ha detto l’infettivologo Lorenzo Mecocci dell’ospedale Santissima Annunziata.
Gli episodi di meningite verificatisi dal 1998 a oggi nell’Empolese Valdelsa, 10 in tutto, riguardano in percentuale maggiore bambini tra 1 e 6 anni - sono stati infatti 4 i bambini colpiti da meningite in questo lasso temporale -, in misura significativa gli adolescenti tra i 15 e i 20 anni - 3 i giovanissimi colpiti - e, a seguire, gli adulti tra i 21 e i 50 anni - 2 casi in tutto -. La distribuzione dei casi di meningite è abbastanza uniforme negli anni, con uno o due episodi di infezione, ma si nota un rafforzarsi della malattia nell’anno passato. Nel 2005 sono state infatti tre le persone colpite da sepsi meningococcica.
Negli ultimi anni, anche a livello nazionale, si sono studiati i sierotipi di sepsi meningococcica: ne esistono infatti tre ceppi. In Italia le forme di meningite sono prevalentemente provocate dai ceppi B e C. I casi avvenuti nell’Empolese Valdelsa in tempi recenti rispondono al tipo C, prevenibile oggi tramite il vaccino.
Agnese Fedeli