lunedì 26 agosto 2013


Disabili e lavoro: tra normativa e diritti non garantiti, tutto quello che c'è da sapere

La recente sentenza della Corte di Giustizia europea ci dà l'occasione per occuparci a tutto tondo del “collocamento mirato” dei lavoratori svantaggiati, tra persone disabili e categorie protette

L'Italia non ha recepito in maniera completa e adeguata quanto previsto dalla direttiva europea del 2000 sulla parità di trattamento in materia di occupazione e condizioni di lavoro in relazione alle lavoratrici e ai lavoratori.
È quanto emerge da una recente sentenza della Corte di Giustizia europea che ha strigliato il nostro Paese in quanto non garantisce sufficienti diritti contro la discriminazione sul lavoro delle persone disabili. In particolare, nella sentenza della Corte Europea – che potete leggere a fondo pagina – si sostiene che, per quanto riguarda i vari aspetti dell'inserimento lavorativo, della formazione e della crescita professionale delle persone disabili, la nostra normativa nazionale da una parte non riguardi la totalità dei disabili e che, dall'altra, non coinvolga la totalità dei datori di lavoro, pubblici o privati. Perché la legislazione attuale impone alle aziende l'assunzione di un certo numero di persone disabili solo a patto che abbiano già un numero minimo di 15 addetti, andando di fatto ad escludere da una riflessione e da un fare concreto su questi temi un universo di piccole e piccolissime imprese che compongono in gran parte il tessuto imprenditoriale italiano.

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