Le “Terre di Leonardo” il liceo “Michelangelo” e la Soprintendenza si sono coalizzati per la chiesa della Bastia
di AGNESE FEDELI
EMPOLI. Un’associazione culturale, la Sovrintendenza, un gruppo di studenti del liceo artistico e una ditta di restauro: tutti insieme per dare, ognuno a suo modo, il contributo alla ristrutturazione della chiesa di Santo Stefano alla Bastia di Ponte a Elsa, che ha bisogno di ripulire e trattare affreschi e elementi decorativi interni. Per qualcuno è lavoro di associazionismo no profit - l’associazione culturale Le Terre di Leonardo che si occupa di mecenatismo culturale -; per altri si tratta della propria professione - i restauratori -; per altri ancora rappresenta un momento di formazione alternativa a quella scolastica - gli studenti del liceo artistico Michelangelo -. Tra breve tutti questi interlocutori seguiranno, in percentuali diverse, il restauro degli affreschi e della struttura della chiesa di Santo Stefano Protomartire alla Bastia di Ponte a Elsa. Il progetto di restauro costerà 200mila euro ed è in via di approvazione definitiva agli uffici della Sovrintendenza e con il benestare della diocesi. I soldi, materialmente, ancora non ci sono, «ma abbiamo individuato alcuni enti che potrebbero diventare finanziatori - afferma Paolo Sani, presidente dell’associazione Terre di Leonardo - e speriamo che anche le istituzioni possano interessarsi alla struttura».
«Gli affreschi e i decori sono praticamente tutti della stessa epoca - dice Lidia Cinelli, restauratrice che si occuperà del recupero degli affreschi -. E’ una struttura settecentesca, che ha la fortuna di non aver subito troppi cambiamenti con il passare delle epoche e di essere rimasta quasi del tutto originale. Negli affreschi sono raffigurate le virtù, episodi dalla vita dei santi e immagini sacre. Oltre agli affreschi ci sono un ballatoio e altari in legno da recuperare. Ci sono state poi infiltrazioni di umido, ci sono crepe nei muri. Sulle pareti c’è uno spesso strato di nerofumo da ripulire: un lavoro di recupero completo nei decori, negli elementi e negli affreschi».
Il progetto. L’idea di un recupero approfondito della bella chiesa di Santo Stefano alla Bastia, di fronte alla villa Del Vivo, è nata ormai da tempo dai tre soci fondatori dell’associazione culturale Le Terre di Leonardo. «Noi ci occupiamo di fare da tramite tra i possibili sponsor, patrocinatori, donatori di risorse per il settore artistico e culturale - dice Paolo Sani, presidente dell’associazione -. Le Terre di Leonardo è nata ufficialmente nel dicembre 2004 e vogliamo lavorare in modo particolare con finanziatori americani che hanno a cuore le zone della Toscana e più in particolare Vinci e l’Empolese Valdelsa». Potrebbe diventare una nuova figura professionale: quella del mecenate del 2000. Il contatto con il territorio è fondamentale per un’associazione giovane come Le Terre di Leonardo e, anche per questo, l’associazione ha promosso un progetto di restauro della chiesa di Ponte a Elsa. Progetto che toccherà verosimilmente i 200mila euro e che avrà buoni riscontri turistici e di opportunità. Un lavoro che diventa ancora più interessante perché sarà seguito quindi da una molteplicità di soggetti: l’associazione culturale, la restauratrice Lidia Cinelli e gli studenti delle ultime classi del liceo artistico «Michelangelo» di Empoli che parteciperanno alle operazioni di restauro seguendo dei percorsi di alternanza scuola-lavoro e potranno prendere confidenza con le specificità del mestiere che vogliono andare a esercitare. Seguiranno il lavoro anche storici dell’arte e architetti dagli uffici della Sovrintendenza, presso la quale il progetto di restauro è in via di approvazione. In particolare, gli incaricati della Sovrintendenza per seguire questo progetto sono la dottoressa Anna Bisceglia, storica dell’arte, e l’architetto Garbiele Nannetti. I restauri hanno bisogno di tutti i trattamenti che si eseguono in un piano di recupero: dalla pulitura al preconsolidamento fino alla stuccatura. «Ad ogni modo è ancora prematuro indicare di quali trattamenti necessiti Santo Stefano alla Bastia - dice la restauratrice Cinelli - perché sono valutazioni che si possono fare solo a lavoro iniziato».
Il cantiere scuola. Il restauro della chiesa di Santo Stefano ha la particolarità di coinvolgere anche gli studenti del liceo artistico «Michelangelo» di Empoli. «Non sarebbe il primo al quale partecipano gli studenti dell’artistico - racconta la restauratrice Lidia Cinelli - ma la chiesa di Bastia è particolarmente vicina, e quindi comoda anche per far partecipare gli studenti ad un percorso di recupero più lungo e approfondito di altri». Il restauro, quando il progetto sarà approvato e i ponteggi fissati, durerà tra i 12 e i 24 mesi: sarà quindi l’occasione per far seguire l’intero restauro a una o più classi nella sua interezza. «I nostri studenti hanno già svolto esperienze di stages e alternanza scuola-lavoro nell’ambito del restauro - dice la professoressa del liceo artistico Francesca Nembrini -. Progetti durati 15 giorni. In particolare i nostri ragazzi hanno vissuto il restauro alla Collegiata di San Giovanni Evangelista a Santa Maria a Monte. Abbiamo partecipato anche al restauro di abitazioni private e a quello della chiesa di San Frediano in Camugliano. Il progetto di Ponte a Elsa è bello è significativo».
Storia antica e recente. La chiesa di Santo Stefano alla Bastia è appartenuta in origine alla famiglia Orlandini. Dell’edificio originario, del quale si ha testimonianze già nel 1194, non si ha oggi nessuna traccia se non il disegno estratto da una pianta cinquecentesca in cui si vedono una semplice facciata e una torre campanaria a fianco. All’interno pare che nei secoli ci siano stati tre altari: l’altare maggiore dedicato al santo protettore; a sinistra dell’unica navata c’era invece l’altare consacrato al crocifisso; di fronte stava invece un altare dedicato ai Santi Biagio e Genesio. La famiglia dei Roffia nel 1689 commissionarono il rinnovamento dell’altare maggiore, ma le modifiche più radicali sono quelle attribuibili all’intervento del priore Giovan Carlo Roffia che nel 1722 rinnovò completamente l’interno. Gli affreschi sono stati realizzati proprio in questa epoca: a tale periodo sono riferibili le «Virtù» nel coro e il grande affresco sul martirio di Santo Stefano che si trova sul soffitto della navata. Un’ulteriore ristrutturazione della chiesa avvenne cinquant’anni più tardi, nel 1777, quando il priore Capoquadri, durante i lavori di ricostruzione della canonica e della facciata, scoprì un altorilievo considerato per lungo tempo un pellegrino medievale. Più tardi si è capito che è la raffigurazione di un Ercole, ma la sua datazione è molto difficile. Nel 1798 la chiesa fu dotata dell’organo, mentre il fonte battesimale risale ai primi dell’800. Il pulpito ligneo è stato donato nel 1931 da Amalia Piancastelli in memoria di padre Ferdinando.
Il Tirreno, 2 aprile 2006
«Gli affreschi e i decori sono praticamente tutti della stessa epoca - dice Lidia Cinelli, restauratrice che si occuperà del recupero degli affreschi -. E’ una struttura settecentesca, che ha la fortuna di non aver subito troppi cambiamenti con il passare delle epoche e di essere rimasta quasi del tutto originale. Negli affreschi sono raffigurate le virtù, episodi dalla vita dei santi e immagini sacre. Oltre agli affreschi ci sono un ballatoio e altari in legno da recuperare. Ci sono state poi infiltrazioni di umido, ci sono crepe nei muri. Sulle pareti c’è uno spesso strato di nerofumo da ripulire: un lavoro di recupero completo nei decori, negli elementi e negli affreschi».
Il progetto. L’idea di un recupero approfondito della bella chiesa di Santo Stefano alla Bastia, di fronte alla villa Del Vivo, è nata ormai da tempo dai tre soci fondatori dell’associazione culturale Le Terre di Leonardo. «Noi ci occupiamo di fare da tramite tra i possibili sponsor, patrocinatori, donatori di risorse per il settore artistico e culturale - dice Paolo Sani, presidente dell’associazione -. Le Terre di Leonardo è nata ufficialmente nel dicembre 2004 e vogliamo lavorare in modo particolare con finanziatori americani che hanno a cuore le zone della Toscana e più in particolare Vinci e l’Empolese Valdelsa». Potrebbe diventare una nuova figura professionale: quella del mecenate del 2000. Il contatto con il territorio è fondamentale per un’associazione giovane come Le Terre di Leonardo e, anche per questo, l’associazione ha promosso un progetto di restauro della chiesa di Ponte a Elsa. Progetto che toccherà verosimilmente i 200mila euro e che avrà buoni riscontri turistici e di opportunità. Un lavoro che diventa ancora più interessante perché sarà seguito quindi da una molteplicità di soggetti: l’associazione culturale, la restauratrice Lidia Cinelli e gli studenti delle ultime classi del liceo artistico «Michelangelo» di Empoli che parteciperanno alle operazioni di restauro seguendo dei percorsi di alternanza scuola-lavoro e potranno prendere confidenza con le specificità del mestiere che vogliono andare a esercitare. Seguiranno il lavoro anche storici dell’arte e architetti dagli uffici della Sovrintendenza, presso la quale il progetto di restauro è in via di approvazione. In particolare, gli incaricati della Sovrintendenza per seguire questo progetto sono la dottoressa Anna Bisceglia, storica dell’arte, e l’architetto Garbiele Nannetti. I restauri hanno bisogno di tutti i trattamenti che si eseguono in un piano di recupero: dalla pulitura al preconsolidamento fino alla stuccatura. «Ad ogni modo è ancora prematuro indicare di quali trattamenti necessiti Santo Stefano alla Bastia - dice la restauratrice Cinelli - perché sono valutazioni che si possono fare solo a lavoro iniziato».
Il cantiere scuola. Il restauro della chiesa di Santo Stefano ha la particolarità di coinvolgere anche gli studenti del liceo artistico «Michelangelo» di Empoli. «Non sarebbe il primo al quale partecipano gli studenti dell’artistico - racconta la restauratrice Lidia Cinelli - ma la chiesa di Bastia è particolarmente vicina, e quindi comoda anche per far partecipare gli studenti ad un percorso di recupero più lungo e approfondito di altri». Il restauro, quando il progetto sarà approvato e i ponteggi fissati, durerà tra i 12 e i 24 mesi: sarà quindi l’occasione per far seguire l’intero restauro a una o più classi nella sua interezza. «I nostri studenti hanno già svolto esperienze di stages e alternanza scuola-lavoro nell’ambito del restauro - dice la professoressa del liceo artistico Francesca Nembrini -. Progetti durati 15 giorni. In particolare i nostri ragazzi hanno vissuto il restauro alla Collegiata di San Giovanni Evangelista a Santa Maria a Monte. Abbiamo partecipato anche al restauro di abitazioni private e a quello della chiesa di San Frediano in Camugliano. Il progetto di Ponte a Elsa è bello è significativo».
Storia antica e recente. La chiesa di Santo Stefano alla Bastia è appartenuta in origine alla famiglia Orlandini. Dell’edificio originario, del quale si ha testimonianze già nel 1194, non si ha oggi nessuna traccia se non il disegno estratto da una pianta cinquecentesca in cui si vedono una semplice facciata e una torre campanaria a fianco. All’interno pare che nei secoli ci siano stati tre altari: l’altare maggiore dedicato al santo protettore; a sinistra dell’unica navata c’era invece l’altare consacrato al crocifisso; di fronte stava invece un altare dedicato ai Santi Biagio e Genesio. La famiglia dei Roffia nel 1689 commissionarono il rinnovamento dell’altare maggiore, ma le modifiche più radicali sono quelle attribuibili all’intervento del priore Giovan Carlo Roffia che nel 1722 rinnovò completamente l’interno. Gli affreschi sono stati realizzati proprio in questa epoca: a tale periodo sono riferibili le «Virtù» nel coro e il grande affresco sul martirio di Santo Stefano che si trova sul soffitto della navata. Un’ulteriore ristrutturazione della chiesa avvenne cinquant’anni più tardi, nel 1777, quando il priore Capoquadri, durante i lavori di ricostruzione della canonica e della facciata, scoprì un altorilievo considerato per lungo tempo un pellegrino medievale. Più tardi si è capito che è la raffigurazione di un Ercole, ma la sua datazione è molto difficile. Nel 1798 la chiesa fu dotata dell’organo, mentre il fonte battesimale risale ai primi dell’800. Il pulpito ligneo è stato donato nel 1931 da Amalia Piancastelli in memoria di padre Ferdinando.
Il Tirreno, 2 aprile 2006
2 commenti:
Ciao!per me va bene..!Ma cosa dovresti scrivere?fammi sapere
Elisa
Elisa, puoi lasciarmi la tua mail? così ti mando per posta l'articolo così come dovrebbe uscire!
Grazie,
Agnese
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