FIRENZE. La legge regionale sulle droghe e sulle dipendenze patologiche sta già facendo discutere: all’articolo 12 della proposta di legge si auspica, infatti, l’apertura di una safe injection room in ogni Asl della Regione. Una stanze, cioè, dedicata a tossicodipendenti, alcolizzati e quant’altro. Una stanza a loro disposizione a qualunque ora del giorno e della notte dove possano ricevere assistenza e supporto psicologico e dove possano drogarsi, fumare e bere senza che nessuno li denunci. Un altro punto che ha scatenato le polemiche è l’articolo sulle sperimentazioni mediche della cannabis.
“La stanza di cui si parla nel testo – ha detto Fabio Roggiolani, consigliere regionale dei Verdi e firmatario della legge – rappresenta un approccio diverso nei confronti del tossico, che troverebbe uno spazio dove sentirsi accolto, dove nessuno lo denuncia alle autorità. L’alternativa è che i tossicodipendenti vadano a bucarsi in un giardino pubblico o in una piazza: situazioni di emarginazione sociale con cui la gente non vuole più convivere”. Alleanza Nazionale non ha tardato a rispondere alla proposta di legge, firmata dalla maggioranza ma solo alle prime discussioni in consiglio. Achille Totaro, consigliere regionale di An, ha sottolineato come, in realtà, “la stanza del buco libero dimostra in maniera eclatante che la filosofia di questa legge è la riduzione del danno per chi si droga: una teoria giustificazionista che negli anni ha creato danni irreparabili. Se una persona si droga, significa che è malata e che deve essere curata per vie istituzionali”.
La legge ha acceso pareri discordanti anche negli operatori del settore sanitario. “La sperimentazione della safe injection room è una realtà in tanti paesi europei – ha detto Nunzio Santalucia, tossicologo, medico dei Sert e coautore del testo di legge –. Questo spazio può servire a salvare una vita, piuttosto che a perseguitarla. La safe injection room diventa un centro di aggregazione per tossici solo se gli operatori sono assenti. L’idea della legge è che, invece, nella stanza ci siano operatori di vario tipo: psicologi, infermieri, medici, per proporre al tossicodipendente un approccio integrato verso un cammino di riabilitazione”. Percorso che, al contrario, gli operatori delle comunità antidroga vedono minato da una proposta come quella della legge regionale sulle dipendenze. “Invece di aiutarli a recuperare, questa proposta condanna a morte tanti giovani dipendenti dalle droghe – ha detto Giovanni Moschini, fondatore della comunità Valdinievole, gruppo di recupero dove sono in cura attualmente 80 ragazzi -. Questa legge regionale ha tanti articoli positivi. Purtroppo, per un pugno di voti, la sinistra deve sottostare alle ali estreme che tendono alla liberalizzazione delle droghe”. E’ su questa posizione anche Piero Pierazzuoli, presidente della comunità Gruppo 13 e responsabile del Dipartimento comunale fiorentino sulle dipendenze, al quale partecipa anche Don Giacomo Stinghi: “Non possiamo accettare una proposta di questo tipo – ha affermato -. Una stanza per drogarsi è una resa allo stato di fatto, è una concessione a tutti i tossicodipendenti per approfittarsi di sostanze, tempo e occasioni. Questa permissività assoluta non è di aiuto a nessuno, men che meno ai tossici”.
In Toscana nel 2004 erano censite 104 strutture socio-riabilitative, dove in totale erano in trattamento 1393 persone, 1119 maschi e 274 donne. Pistoia, poco più di un anno fa, era la città con il maggior numero di tossicodipendenti accolti in strutture, 293. La seguivano Lucca, 247 ragazzi in cura, Arezzo, 207, e Firenze, 201.
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