venerdì 31 marzo 2006

La Pieve diventa un residence turistico

In gran parte crollata è stata acquistata di recente da una società

di Agnese Fedeli

CERTALDO. Dall’abbandono a una nuova vita come residenza turistica. In gran parte crollata la pieve romanica di San Michele Arcangelo a Nebbiano, ospiterà entro un paio d’anni turisti in villeggiatura in Valdelsa. La struttura è stata condonata nel 1985 e portata a civile abitazione.
Il progetto per la ristrutturazione è già stato presentato alla commissione edilizia del Comune dall’impresa edile Rofi e prevede, tra gli altri interventi, anche la suddivisione della ex chiesa in due unità abitative. Secondo le indicazioni dei tecnici, nell’abside dovrebbe esserci realizzato un appartamentino.
Il borgo di Nebbiano è appartenuto fino a qualche tempo fa ai proprietari del castello di Santa Maria Novella che si trova a Marcialla, poco lontano da Nebbiano. Negli anni è prevalso l’abbandono e il degrado. La chiesa non ha più tetto, le travi sono cadute all’interno della navata che, nel tempo, è servita anche come un deposito agricolo. Ci sono stati depositati anche vecchi tini.
Solo dalla facciata si capisce che siamo di fronte a una chiesa. Tra l’altro anche di grande bellezza.
Di recente gli edifici sono stati venduti all’impresa certaldese Rofi. La chiesa è stata già da tempo sconsacrata. Nel 1985 l’immobile beneficiò del condono del governo Craxi: oltre al cambio di destinazione d’uso (da chiesa a civile abitazione) vennero tolti alla pieve romanica i vincoli della Sovrintendenza. Dopo l’acquisto, la Rofi ha presentato agli uffici comunali un piano di restauro completo a scopi turistici. La pieve e il resto degli interventi a Nebbiano coinvolgono quasi 350 metri quadrati.
La Toscana, fin dal 1980, cerca di tutelare i suoi patrimoni artistici con una legge regionale che obbliga i Comuni a tutelare i luoghi di maggiore interesse culturale e storico. La pieve di San Michele Arcangelo a Nebbiano rientra in questa tipologia ed è soggetta a particolari prescrizioni dal Comune di Certaldo. Questo richiede all’impresa Rofi una particolare cautela nel mantenimento e nel recupero della struttura romanica.
L’ufficio tecnico ha il dovere di far rispettare la legge regionale (esattamente la numero 59 del 1980) e per questo ha richiesto alla ditta costruttrice Rofi - ma nel piano di recupero la società che figura come proprietaria si chiama Colle del Sole - una serie di documenti integrativi a quelli già presentati. Per spostare porte e finestre, per esempio, è necessario portare attestazioni storiche di tale posizione; lo stesso vale, più in generale, per tutti gli esterni, che non possono subire demolizioni complete per una nuova costruzione, ma che devono essere mantenute e recuperate a partire dalla struttura già esistente.
Il restauro del complesso deve, poi, mirare a riprendere lo stile originario e a salvaguardare la struttura portante. Alcune idee del progetto, però, stonano con le prescrizioni previste.
Per esempio non si potrà suddividere l’abside della pieve in due unità abitative come è previsto nelle carte presentate.

La chiesa esisteva già nel 1200 era di una famiglia fiorentina

CERTALDO. Il borgo di Nebbiano si trova sulla strada che da Marcialla porta a Certaldo lungo il il torrente Agliena. Le prime attestazioni della chiesa di San Michele Arcangelo si trovano già nel 1200, negli elenchi delle Rationes decimatur Italiae. In epoca cinquecentesca apparteneva alla famiglia fiorentina dei Serragli e nel 1774 costituiva una delle ventuno parrocchie della comunità di Certaldo. La struttura del complesso è stata oggetto, nei secoli, di alcuni interventi di restauro. In maniera più radicale nell’Ottocento, quando il borgo è stato anche ingrandito. In epoca precedente sono stati realizzati, verosimilmente, anche il portale d’ingresso e la finestra arcuata sovrastante il portone. Recentemente la struttura di San Michele Arcangelo è stata lasciata a se stessa: il tetto è crollato del tutto. Dentro vi si trovano vecchi tini, travi, sporcizia.
Accanto alla chiesa c’è la canonica, inserita anch’essa nel piano di recupero e restauro.

Il Tirreno, 31 marzo 2006

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ti rispondo con quello che mi disse un esperto del ramo un paio d'anni fa, a proposito di una situazione simile: "Finché c'è una comunità che ne ha cura, il patrimonio è normalmente difeso; quando ci sono località che, con le logiche di sviluppo dominanti da decenni, si spopolano, il patrimonio non è più tutelato [...] Ogni volta che si apre un museo diocesano si festeggia, ma in realtà è un funerale di storie e culture che non ci sono più". Qui, invece del museo diocesano, pure un residence per 40enni inglesi annoiati...